LA NOSTRA PATRONA
LA NOSTRA PATRONA
Basilica della Santa Casa
La basilica della Santa Casa sorge sulla Piazza della Madonna, ed è il principale luogo di culto cattolico di Loreto, in provincia di Ancona, al termine della via Lauretana.
All'interno della basilica, i cattolici rendono culto di devozione verso i resti della Santa Casa di Nazaret, dove visse Gesù. A questo famoso santuario è collegata la devozione per Maria madre di Gesù che ha l'iconografia cultuale e storica della Vergine Lauretana, patrona dell'aviazione. È tra i più importanti e visitati santuari mariani del mondo cattolico; numerosi personaggi e santi vi hanno fatto visita, tra questi santa Camilla da Varano, santa Teresa di Lisieux, santa Gianna Beretta Molla; tra i papi che hanno visitato la basilica vi sono papa Giovanni XXIII, papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI.
Il santuario ha la dignità di basilica pontificia.
Storia
Tradizione
Agli inizi di maggio del 1291, Nazaret e tutta la Palestina erano dominio dei Turchi selgiuchidi. Secondo la tradizione alcuni angeli prelevarono la Santa Casa e la portarono in volo. Il 10 maggio 1291 degli angeli lasciarono la casa a Tersatto (ora un quartiere della città di Fiume, in Croazia); furono dei boscaioli, stupiti, a trovare la piccola dimora. In quel luogo, però, i pellegrini erano spesso preda di ladri e malfattori; così, tre anni e sette mesi dopo, gli angeli ripresero la casa di Nazaret e con essa si alzarono in volo. Attraversarono l'Adriatico e appena giunti nelle Marche la posarono nei pressi di Ancona, nel luogo in cui oggi sorge la chiesa di Santa Maria Liberatrice di Posatora, il cui nome la tradizione fa derivare proprio da questo evento: posa-et-ora (fermati e prega). La Santa Casa restò in quel luogo nove mesi; poi gli angeli la sollevarono nuovamente e la posarono nei pressi di Porto Recanati, in località "Banderuola", dove ancora oggi sorge la chiesetta detta della Madonna "Loreta" (evidente denominazione acquisita successivamente ai fatti qui riportati). Questa volta furono dei pastori a vedere una luce abbagliante uscire dalle nubi e, dietro la luce, la casa[1]. Il luogo era però troppo vicino al mare e dunque esposto ai pericoli delle incursioni turche; inoltre anche lì cominciavano ad accorrere malfattori per derubare i fedeli che giungevano in pellegrinaggio. Otto mesi più tardi la Casa sarebbe stata nuovamente spostata dagli angeli, su un terreno di proprietà di due fratelli, i conti Simone e Stefano Rinaldi di Antici, che però presto iniziarono ad approfittarsi dei pellegrini e poi anche a contendersi i guadagn. Di nuovo gli
Le absidi di Baccio Pontelli e la cupola |
angeli, chi riporta dopo quattro ma più probabilmente dopo sette mesi, sollevarono in volo la casa e la posarono, nella notte fra il 9 e il 10 dicembre del 1296, al centro della strada che da Recanati va al suo porto, e dunque in un luogo pubblico, che nessuno avrebbe potuto reclamare e sfruttare. Il luogo scelto si trovava sulla cima di una collina (il monte Prodo) coperta di lauri. Dal termine latino laurus il luogo si chiamò Lauretum, e quindi "Loreto".
Nel testo: “Storia della Santa Casa di Loreto esposta in dieci brevi ragionamenti fra un sacerdote custode di S. Casa ed un divoto pellegrino” – opera del rev.mo Don Antonio Gaudenti, patrizio di Osimo e arcidiacono della Basilica Loretana – ed. seconda, Loreto 1790, pagg. 41-46 è possibile trovare altre versioni relative alla Traslazione della Santa Casa.
Studi recenti
Dopo numerosi ed approfonditi studi e dopo scavi eseguiti sotto la Santa Casa, gli specialisti, tra cui va ricordato padre Santarelli, hanno trovato una nuova spiegazione degli avvenimenti che si lega con la tradizione tramandata da secoli. Per prima cosa è stato verificato con sicurezza che le tre pareti sono quelle della casa di Maria a Nazaret, come dimostra la coerenza delle tre pareti di Loreto con ciò che è rimasto a Nazaret ed è visibile ancora oggi: infatti, le dimensioni dell'abitazione coincidono con quelle del "buco" rimasto a Nazaret dove prima si trovava la Casa. Inoltre, la tipologia dei mattoni e dei conci e la presenza di particolari graffiti sugli stessi mattoni portano alle caratteristiche case della Palestina al tempo di Maria e Gesù; in particolare, il fatto che tutti i mattoni della Casa sono ancora saldati dalla malta che si usava in Palestina, ovvero un misto di solfato di calcio idrato (gesso) impastato con polvere di carbone di legna secondo una tecnica nota in Palestina duemila anni fa, ma mai impiegata in Italia, e questo rende evidente che i crociati avrebbero dovuto fisicamente staccarla e trasportala come un unico blocco.
Al tempo della riconquista musulmana della Palestina, proprio per salvaguardare una reliquia così preziosa, i Crociati avrebbero smontato la Santa Casa, che sarebbe stata trasportata in occidente anche con l'aiuto della potente famiglia bizantina degli Angeli.
Secondo questi studi la Santa Casa fu trasportata in Epiro in una località chiamata Fiume. Quando anche quell'area venne a trovarsi minacciata dai musulmani, fu definitivamente trasportata nelle Marche. La scelta del luogo, sempre secondo questi studi, fu decisa da Salvo, vicario di papa Celestino V, che era anche vescovo di Recanati e che volle che il prezioso manufatto restasse nel territorio della sua diocesi.
Storia del Santuario
La Storia del Santuario inizia il 10 dicembre 1294, con l'arrivo della Casa abitata dalla famiglia della Vergine Maria a Nazaret e dove la Madonna avrebbe ricevuto l'annuncio della nascita miracolosa di Gesù. In un primo momento la preziosa reliquia venne sopraelevata e coperta da una volta e poco dopo
Il Santuario da una stampa del 1642 |
circondata da portici, quindi da una chiesetta e infine dall'attuale Basilica.
Nel 1468, per volontà del vescovo di Recanati, il forlivese Nicolò de Astis (ossia Nicolò dall'Aste), cominciarono i lavori per la costruzione del grande Tempio, sia a protezione della Santa Casa, che per accogliere la gran folla di pellegrini sempre crescente che vi si recava in visita. Morto il vescovo già l'anno seguente, nel 1469, fu Papa Paolo II a proseguirne i lavori, anche perché, quando nel 1464, ancora cardinale, venne in visita a Loreto, sarebbe stato miracolosamente guarito dalla Madonna. Nel 1587, con l'aggiunta della facciata, l'edificio poté ritenersi finalmente concluso.
Nel 1604 fu indetto il concorso per la decorazione della Sala del Tesoro, che fu vinto dal Pomarancio, che prevalse sul Caravaggio, su Guido Reni e su Lionello Spada. La sala fu completamente decorata entro il 1610, quindi il Pomarancio si cimentò con gli affreschi della cupola, andati quasi completamente perduti.
Quasi in contemporanea Francesco Selva decorava con stucchi l'Atrio della Sacrestia e Tiburzio Vergelli realizzava, tra il 1600 ed il 1607, il maestoso battistero che ancora oggi si può ammirare nella prima cappella di sinistra della basilica.
A completamento dei lavori, tra il 1604 ed il 1614, Carlo Maderno con l'aiuto dello zio Giovanni Fontana realizzava la fontana che orna la piazza del Santuario.
Architettura
Esterno
La Basilica di Loreto rappresenta uno dei più importanti monumenti gotico-rinascimentali d'Italia, dove vi lavorarono i più grandi architetti dell'epoca: Marino di Marco Cedrino, Baccio Pontelli, Giuliano da Sangallo, Giuliano da Maiano, Francesco di Giorgio Martini, Bramante, Andrea Sansovino e Antonio da Sangallo il Giovane.
Venne iniziata nel 1468, per volontà del vescovo di Recanati Nicolò dall'Aste, su probabile progetto del veneziano Marino di Marco Cedrino, in uno stile gotico ma già di un certo sapore rinascimentale. Il 3 ottobre del 1471 venne nominato muratore et fabricatorem dal commissario pontificio Iacopo Petruccio. Innalzò i muri maestri e i pilastri dell'abside a partire dal braccio meridionale della crociera. Collaborò alla fabbrica del santuario fino al 1476 o al 1477.
La realizzazione e continuazione spetta al grande architetto toscano Baccio Pontelli. La sua superba opera, eseguita a partire dal 1487-1488, è ben visibile nei semplici fianchi in cotto e negli imponenti volumi dei transetti-presbiterio circondati da innumerevoli cappelle. In Questa complessa parte "absidale", tutta giocata in un susseguirsi di innumerevoli absidi semicircolari, risulta più evidente la struttura a fortificazione, quasi fosse una "fuga" di torrioni di una rocca, volta a difendere il santo luogo dalle incursioni turche. Coronata in alto da un vero e proprio cammino di ronda su beccatelli, è solo appena ingentilita dagli alti finestroni gotici in pietra bianca del Conero, opere di ripristino realizzati sotto la campagna di restauri del Sacconi. Costituisce un mirabile esempio di connubio fra l'esigenza pratica della difesa militare e il gusto estetico rinascimentale.
Cupola
Di chiaro stile rinascimentale è la bellissima cupola che caratterizza il panorama lauretano, visibile in un vastissimo territorio che va dal mare alle valli collinari vicine. Il tamburo ottagonale è stato elevato, fino al cornicione, da Giuliano da Maiano, e compiuta nella calotta da Giuliano da Sangallo. Voltata in soli nove mesi, dal settembre 1499 "alle ore XV del 23 maggio" del 1500, come l'architetto annota nel suo diario. Era sabato e «...io Giuliano di Francesco di Sangallo fiorentino, con grandissima solennità e devozione e precisione, murai l'ultima pietra». La cupola, dal diametro di ben 22 metri, all'epoca della sua costruzione era inferiore solo a quella brunelleschiana del Duomo di Firenze, a cui è palesemente ispirata.
I Camminamenti di Ronda
I camminamenti di ronda dall'esterno | Cammino di ronda interno |
Come già evidenziato precedentemente nella sezione Architettura, la basilica è fortificata nella parte alta con un cammino di ronda e beccatelli in pietra, che li sostengono con funzione anche decorativa, su incarico del cardinale Girolamo Basso della Rovere la costruzione fu iniziata da Giuliano da Maiano e successivamente modificata e portata a termine da Baccio Pontelli in stile tipicamente rinascimentale. I camminamenti di ronda della basilica sono corridoi coperti e sporgenti con una serie continua di finestre a volta attorno alla parte superiore della basilica, per consentire una agevole difesa in caso di attacco, come era avvenuto da parte dei turchi in maniera sanguinosa ad Otranto nel 1480, l'anno prima nella vicina Grottammare e nel 1518 a Porto Recanati, attacco che provocò per ordine di papa Leone X anche una ulteriore fortificazione di Loreto, che fortunatamente non fu mai attaccata. Dietro i camminamenti, nella parte alta interna della basilica, si trovano le stanze che un tempo erano adibite ad alloggio delle guardie per la difesa del santuario, oggi adibite a museo e raccolta di oggetti antichi, cimeli sportivi dell'aeronautica e ad altri usi religiosi e culturali, si può anche ammirare il manichino di una guardia in abiti dell'epoca con le alabarde e altri oggetti. I camminamenti sono stati restaurati e si possono visitare dal 2009, dall'alto si può ammirare una bellissima vista sulle campagne circostanti e sulla Riviera del Conero.
Facciata
Per la facciata venne chiesto il progetto al Bramante, ma eseguita solo molto tempo dopo, il disegno originale venne molto rielaborato in stile tardo-rinascimentale da Francesco Boccalini, che iniziò nel 1571 la parte inferiore fino al cornicione; fu da qui continuata da Giovan Battista Chioldi e terminata nel 1587 da Lattanzio Ventura per volere di Papa Sisto V, il cui nome è scritto nel cornicione superiore. Si presenta in pietra bianca d'Istria divisa, verticalmente, in tre parti da quattro coppie di pilastri a suggerire le tre navate interne.
la Facciata
Porte bronzee
Vi si aprono tre magnifiche porte bronzee frutto della prestigiosa Scuola di scultura che fiorì a Recanati tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento. Furono volute dal cardinale Antonio Maria Gallo, rettore del santuario fra 1587 e il 1620, per il Giubileo dell'anno 1600. Rappresentano scene del Vecchio Testamento atte a guidare spiritualmente il pellegrino verso il mistero dell'Incarnazione, di cui Santa Casa ne è la più importante testimonianza.
Porta centrale
La porta centrale fu realizzata da Antonio di Girolamo Lombardo, con la collaborazione dei fratelli Pietro, Paolo e Giacomo. Iniziata nel 1590 fu portata a termine solo nel 1611. Vi sono sei formelle maggiori e sei minori con rappresentazioni tratte dal Vecchio Testamento.
Nell'anta di sinistra sono raffigurati, partendo dall'alto verso il basso:
- Creazione di Eva;
- Cacciata dal Paradiso terrestre.
- Caino uccide Abele;
In quello di destra, partendo dall'alto verso il basso:
- Peccato originale;
- Lavoro di Adamo ed Eva;
- Fuga di Caino.
Al di sopra, in una nicchia, è posta la statua bronzea della "Madonna col Bambino", opera di Girolamo Lombardo, completata nel 1583.
Porta destra
La Porta destra, ritenuta la più bella, fu commissionata ad Antonio Calcagni nel 1590 che la ideò e in gran parte la modellò. Morto nel 1593 fu completata nell'anno 1600 dal nipote Tarquinio Jacometti e da Sebastiano Sebastiani, i quali rielaborono e integrarono il progetto originale.
Nell'anta di sinistra sono raffigurati, partendo dall'alto verso il basso:
- Sacrificio di Abele e di Caino;
- Uccisione di Abele;
- Sacrificio di Noè dopo il diluvio;
- Scala di Giacobbe;
- Trasporto dell'Arca e danza di re Davide.
In quello di destra, partendo dall'alto verso il basso:
- Trono di Salomone;
- Mosè ed il roveto ardente;
- Adorazione del serpente di bronzo;
- Abigail placa re Davide;
- Ester davanti ad Assuero.
Trasporto dell'Arca e danza di re Davide.
Porta sinistra
La Porta sinistra fu commissionata nel 1590 a Tiburzio Vergelli che in collaborazione con Giovan Battista Vitali, la terminò nel 1596. È ritenuta un capolavoro di maestria tecnica, di armonia compositiva e di decorazione ornamentale.
La porta è composta da dieci formelle principali che rappresentano, partendo dall'alto in basso e dall'imposta di sinistra verso quella di destra:
- Creazione di Adamo;
- Creazione di Eva;
- Agar confortata dall'angelo;
- Rebecca al pozzo incontra Elzeario;
- Sacrificio di Abramo;
- Trionfo di Giuseppe, viceré d'Egitto;
- Passaggio del Mar Rosso;
- Giuditta uccide Oloferne;
- Caduta della manna;
- Mosè fa scaturire le acque dal Monte Oreb.
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Porta bronzea di sinistra.
Il Campanile Vanvitelliano
Sul lato sinistro della Basilica svetta l'alto campanile di 75,60 m. Venne realizzato su disegno del grande architetto italiano di origini olandesi Luigi Vanvitelli, autore della nota Reggia di Caserta, tra il 1750 e il 1754. Ospita un carillon di nove campane[8] che intonano le note delle "Litanie lauretane". Nella cella campanaria ottagonale è collocata la campana maggiore, denominata affettuosamente Loreta, fusa nel 1515 da Bernardino da Rimini, che con il suo diametro di 184 cm. e peso di 74 quintali e mezzo risulta essere la più grande delle Marche ed una delle prime 10 d'Italia[9]. Nella cella campanaria circolare sono collocate le altre 8 campane del concerto, fuse prevalentemente da L.Baldini di Sassoferrato (AN) (1830) e da L.Broili di Udine (1960), mentre la campana maggiore del concerto, che guarda la piazza, è stata fusa da F.Franceschi di Ancona nel 1610.
Monumento a papa Sisto V
Precede la facciata una scalinata che ne determina il sagrato. Sui suoi gradini del lato sinistro è collocato il monumento a Papa Sisto V, con la statua bronzea benedicente dalla sedia gestatoria, opera del 1587-1589 dovuta ad Antonio Calcagni con la collaborazione di Tiburzio Vergelli. Venne realizzata a spese della Provincia della Marca e di otto prelati piceni creati cardinali da Sisto V.
La statua di papa Sisto V.
Interno
Si presenta come una grande aula ancora goticizzante chiaramente concepita per accogliere l'enorme massa dei fedeli. È basata su una complessa pianta cruciforme, nata dalla sovrapposizione di una struttura longitudinale a una centrale a croce greca. Il corpo principale è diviso in tre navate da 12 pilastri quadrati con colonnine agli angoli che reggono archi ogivali e quindi le volte a crociera costolonate. La planimetria è ricca di simbolismi; nel complesso si può definire una croce latina che riporta al Cristo, con i dodici pilastri riecheggianti gli Apostoli e le quattro Sagrestie che portano i nomi degli Evangelisti, poste ai quattro angoli creati dai bracci della croce. Al centro, il "cuore" della croce, si erge la cupola con al di sotto la preziosa reliquia della Santa Casa e tutt'intorno le grandiose nove cappelle dei transetti e del presbiterio.
L'interno della Basilica | Veduta della navata centrale |
Nelle due navate laterali del corpo longitudinale vennero aperte dal Bramante, agli inizi del sec. XVI, una serie di Cappelle laterali, sei per lato. Nel corso dei secoli vennero abbellite e decorate con pale settecentesche in mosaico e con modesti dipinti del XX secolo. La più pregevole tra queste è la prima a sinistra detta Cappella del Battistero; con la volta dipinta dal Pomarancio e Fonte battesimale in bronzo di Tiburzio Vergelli, lavorato tra il 1600 e il 1607.
La cupola copre lo spazio ove è incentrata tutta la basilica, ospitando il Sacello della Santa Casa. Tra il 1610 e il 1615 la volta fu affrescata da Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio. Col passare dei secoli quegli affreschi si deperirono e iniziò a staccarsene delle parti. Col grande restauro compiuto nel XIX secolo dall'architetto Giuseppe Sacconi la cupola fu nuovamente dipinta dal senese Cesare Maccari, che tra il 1895 e il 1907 con la Storia del Dogma dell'Immacolata e delle Litanie Lauretane.
Tutt'intorno corre il deambulatorio dove si aprono in successione le quattro Sagrestie e le nove grandi Cappelle; la maggior parte di quest'ultime portano i nomi delle nazioni che devotamente contribuirono alla loro decorazione. Si descrivono qui di seguito a partire da sinistra e in senso orario.
- Sagrestia di San Matteo.
È la sacrestia attualmente usata. - Cappella del Crocifisso.
Ospita un Crocifisso ligneo scolpito da frà Innocenzo da Petralia nel 1637 e donato al santuario da una confraternita nel secolo XVIII. - Cappella del Sacramento o Francese.
Tra il 1545 e il 1548 vi lavorò il pittore di scuola forlivese Francesco Menzocchi, con la collaborazione anche del figlio Pier Paolo Menzocchi: ne rimangono la serie degli Apostoli, ma anche, non integrali, La caduta della manna e Il Sacrificio di Melchisedec, conservati oggi nel Museo del Palazzo apostolico; qui si trova anche la tavola Traslazione della Santa Casa, sempre di Francesco Menzocchi[10]. La cappella è detta anche "Francese" in quanto decorata con le offerte dei cattolici francesi: Charles Lameire vi affrescò fra il 1896 e il 1903 il Trionfo della croce e Santi francesi nella volta; e dipinse su tre tele applicate a muro, scene di Crociati francesi e di S. Luigi IX a Nazaret. - Cappella Slava o dei Santi Cirillo e Metodio.
È stata decorata con i contributi dei fedeli soprattutto croati. Gli affreschi con "Scene della vita dei santi fratelli Cirillo e Metodio", apostoli dei popoli slavi, si devono a Biagio Biagetti (1912-1913). Il trittico dell'altare è opera del 1897 di Stanislao de Witten. - Sagrestia di San Luca.
Accoglie una terracotta con San Luca Evangelista attribuita a Benedetto da Maiano. - Cappella dell'Assunta o Americana.
È stata decorata con le offerte dei cattolici americani di lingua inglese, per iniziativa della Congregazione Universale. Beppe Steffanina negli anni 1953-1970 vi affrescò scene relative a Maria Regina, alla Proclamazione del dogma dell'Assunta, alla Glorificazione della Vergine Lauretana patrona dell'aviazione. Vi è narrata anche la storia del volo umano, dal mitico Icaro a Leonardo da Vinci e ai moderni astronauti.
La Cappella Spagnola | La Cappella tedesca |
- Cappella del Coro o Tedesca.
È stata decorata con le offerte dei cattolici di lingua tedesca, per iniziativa della Congregazione Universale, nel VI Centenario della Traslazione della Santa Casa. Gli affreschi sono opera di Ludovico Seitz che li eseguì negli anni 1892-1902. - Cappella del Sacro Cuore o Polacca.
È stata decorata con le offerte dei cattolici polacchi. Arturo Gatti negli anni 1912-1939 vi raffigurò Maria Regina della Polonia, la Vittoria di Sobieski a Vienna contro i turchi e il Miracolo della Vistola, episodio legato alla Battaglia di Varsavia del 1920. - Sagrestia di San Giovanni.
Custodisce i pregevoli affreschi di Luca Signorelli, eseguiti probabilmente tra il 1481 e il 1485. - Cappella dei Duchi di Urbino
Durante i profondi restauri a cui fu sottoposta la basilica nell'Ottocento-Novecento, questa cappella è unica ad essere stata rispettata nel suo apparato originale. Venne fatta decorare a proprie spese dai duchi di Urbino Guidobaldo II Della Rovere e Francesco Maria II della Rovere negli anni 1571-1584. Alle pareti sono affreschi del 1582-83 opera di Federico Zuccari. La pala in mosaico con l'Annunciazione è una copia della tela del 1582-84 di Federico Barocci trafugata dai francesi nel 1797. - Cappella di S.Giuseppe o Spagnola.
Fu la prima ad essere decorata nel piano generale di abbellimento pittorico promosso dalla Congregazione Universale nel XIX secolo. È stata decorata fra il 1886 e il 1890 con le offerte dei cattolici spagnoli. Gli affreschi delle pareti sono di Modesto Faustini.
- Cappella Svizzera o dei Santi Gioacchino e Anna.
È stata affrescata da Carlo Donati nel 1935-38 con le offerte dei cattolici svizzeri. Il pittore dipinse le sezioni delle pareti superiori con figure di "Santi" nati o operanti in Svizzera e in quelle inferiori, entro quattro grandi quadri, episodi dei Ss.Gioacchino e Anna e di Maria Bambina.
La volta della Sagrestia di San Marco, di Melozzo da Forlì.
- Sagrestia di San Marco.
Custodisce i pregevolissimi affreschi di Melozzo da Forlì che li eseguì tra il 1477 e il 1479.
Le opere più recenti che corredano l'interno della Basilica sono l'altare maggiore ed il pulpito, ricavati da due monoliti di marmo di Carrara in occasione dell'Anno Santo 2000, opere dello scultore lombardo Floriano Bodini.
Atrio della sacrestia
È una piccola sala in stile barocco che mette in comunicazione la cappella del Crocifisso nella basilica con la sacrestia da un lato e con la sala del Tesoro dall'altro.
La volta è decorata con stucchi realizzati da Francesco Selva e risalgono al 1611. Sulle pareti sono presenti pregevoli dipinti cinque e seicenteschi entro fastose cornici.
Atrio della sacrestia - Stucco di Francesco Selva con la Traslazione della Santa Casa.
La Sala del Tesoro
Dal transetto sinistro si accede alla monumentale Sala del Tesoro, voluta da Papa Clemente VIII per accogliervi l'ingente cumulo dei doni votivi. Oggi ve ne sono conservati ben pochi e di scarso valore, in quanto il Tesoro è stato più volte spogliato e depredato, in particolare da Napoleone, nel 1797, che col Trattato di Tolentino asportò i pezzi migliori e più preziosi. Gli oggetti più importanti rimasti sono ora custoditi nel Museo pinacoteca della Santa Casa che ha sede nell'attiguo Palazzo Apostolico.
La Sala, dalla maestosa volta a padiglione, venne interamente decorata con stucchi e affreschi da Cristoforo Roncalli detto il "Pomarancio", che fra il 1605 e il 1610 vi dipinse le vivaci "Scene della vita di Maria" alternate a sei Profeti e altrettante Sibille.
la volta della Sala del Tesoro.
Assai ardita risulta la figura, presa in forte scorcio, della "Vergine Assunta". Dello stesso artista è anche la Pala d'altare con la Crocifissione. L'autore tardo-manierista ha valso alla sala l'appellativo ben più famoso di Sala del Pomarancio. L'arredamento ligneo, volto a contenere gli Ex voto, è opera di Andrea Costa.
La Santa Casa
All'interno della Basilica, sotto la cupola, è custodita la Santa Casa di Nazaret, dove, secondo la tradizione devozionale, la Vergine Maria ricevette l'Annunciazione.
La Casa è formata da tre pareti, prive di soffitto e fondamenta, realizzate interamente in mattoni di terracotta. Le pareti sono di fabbricazione tipica dell'edilizia antica nazarena, e la tradizione vuole che fossero addossate a una grotta, quella che oggi oggi si trova nella Basilica dell'Annunciazione a Nazaret.
La Santa Casa nella Basilica | La cupola |
Il Rivestimento marmoreo
La riveste interamente un mirabile e pregevole rivestimento marmoreo disegnato da Donato Bramante nel 1509 per volere di Papa Giulio II, e realizzato solo a partire da una decina d'anni dopo. La nuova decorazione occultò un affresco del 1434 rappresentante l'Adorazione dei Magi, opera di Olivuccio di Ciccarello[11].
Il rivestimento marmoreo, concepito come un prezioso reliquiario, venne affidato da Papa Leone X ad Andrea Sansovino, che vi lavorò nelle sculture dal il 1513 al 1527 e a cui successero Raniero Nerucci e Antonio da Sangallo il Giovane. L'opera si compone di un basamento con ornamentazioni geometriche e da un alzato ritmato da nicchie e ricche colonne corinzie scanalate reggenti un cornicione aggettante e la balaustra aggiunta da Antonio da Sangallo nel 1533-34. Gli spazi sono riempiti da sontuosi rilievi volti a celebrare le "Glorie della Vita terrena della Madonna", fra cui quello dell'Annunciazione che funge da pala d'altare, posto al di sopra della "Finestra dell'Angelo" ed eseguito dal Sansovino, è ritenuto il capolavoro dell'insieme decorativo. Ai due ordini i nicchie corrispondono altrettanti cicli di sculture: nella serie inferiore sono le statue dei Profeti e in quella superiore quelle delle sibille, molte di quest'ultime aggiunte dallo scultore Giovan Battista Della Porta. Il rivestimento marmoreo è l'elemento più spettacolare del Santuario e uno dei maggiori capolavori della scultura cinquecentesca, ma per completarne i suoi 610 metri quadrati di sculture ci vollero ben settant'anni.
Peculiari sono i due solchi paralleli che si trovano sugli scalini della base, causati dai pellegrini che, per secoli, hanno percorso in ginocchio il perimetro del rivestimento.
La Reliquia
Gli studi effettuati sulle pietre della Santa Casa ne confermerebbero l'origine palestinese: esse sono per lo più arenarie, rintracciabili nella zona di Nazaret e lavorate secondo la tecnica usata dai Nabatei, un popolo confinante con gli Ebrei, ma molto usata anche in Palestina. Inoltre le pietre risultano ancora saldate da una tipica malta della zona, un misto di solfato di calcio idrato (gesso) impastato con polvere di carbone di legna secondo una tecnica dell'epoca, nota in Palestina e anche in Galilea 2000 anni fa, ma mai impiegata in Italia. Sulle pietre vi sono numerosi graffiti simili a quelli giudeo-cristiani del II-V secolo ritrovati in Terra Santa, in particolare a Nazaret.
La Santa Casa è una piccola costruzione di metri 9,50 x 4. Nel suo nucleo originario, è costituita da sole tre pareti alte all'incirca 3 metri, si ritiene che la casa fosse costituita di una parte scavata nella roccia, la grotta ancor oggi alla Basilica dell'Annunciazione di Nazaret, e di una parte in muratura. Le dimensioni dell'abitazione, per altro, coincidono con quelle del "buco" rimasto a Nazaret dove prima si trovava.
Fino a un'altezza di tre metri, la Santa Casa non presenta elementi che possano far credere a una sua riparazione o ricostruzione in sito, infatti i mattoni sono assemblati con una malta in uso in Palestina e non conosciuta all'architettura italiana. Pertanto, l'intera struttura sembrerebbe essere stata trasportata intera fino sulla sommità del colle su cui si trova adesso, il che rende altamente problematica se non indecifrabile, secondo recenti studi[12], la spiegazione tecnica del suo trasporto.
I tre muri originari, senza proprie fondamenta, sono poggiate su un'antica via. Si levano da terra per appena tre metri e nella parete minore si apre una piccola finestra, detta dell'Angelo alla quale secondo la tradizione la Madonna ricevette l'Annunciazione. Le parti superiori, costruite in mattoni locali, sono state aggiunte nel XIII secolo, all'arrivo nelle Marche, compresa la volta del 1536, per rendere l'ambiente più adatto al culto. Nel secolo XIV le sezioni superiori, senza valore devozionale, furono rivestite da affreschi, mentre le sottostanti parti in pietra furono lasciate a vista, esposte alla venerazione dei fedeli. Di questa decorazione, in gran parte andata perduta durante un incendio nel 1921, oggi ne resta, nella parete sinistra, la Madonna col Bambino e due Angeli e nella parete di fondo Madonna col Bambino in Trono, i Santi Giovanni Battista e Caterina d'Alessandria, di scuola umbro-marchigiana del Trecento, e un Crocifisso dipinto nel XIII secolo.
La parte che dava sulla "bocca" della Grotta, e che quindi restava aperta, fu chiusa con la parete dell'altare, dove è custodita la venerata statua della Madonna Nera, ricoperta dalla caratteristica "dalmatica".
L'interno della Santa Casa con la venerata statua della Madonna di Loreto.
La Madonna Nera
La Madonna di Loreto, detta anche Vergine Lauretana, fin dal secolo XVI rivestita di un caratteristico manto ingioiellato, detto dalmatica, è la statua venerata nella Santa Casa. Si tratta di una Madonna Nera: la sua particolarità è il volto scuro, comune alle icone più antiche, dovuto spesso al fumo delle lampade ad olio e delle candele o a cambiamenti chimici subiti dai colori originari. In alcuni casi sono rappresentate appositamente nere, a ispirazione del Cantico dei cantici dove si dice: “Bruna sono, ma bella” e più avanti, rivolgendosi alle amiche: “Non state a guardare che sono bruna perché mi ha abbronzata il sole” (1, 5-6), ed in questo caso il Sole è figura di Dio.
La statua originaria, risalente al XIV secolo, fu trafugata dalle truppe napoleoniche nel 1797, e poi restituita col Trattato di Tolentino e finita a Roma. Durante il periodo di esilio il culto della Vergine Lauretana nella Santa Casa di Loreto fu affidato al simulacro in legno di pioppo (identico all'originale) oggi conservato a Cannara (PG) e che attualmente rimane l'unico esemplare del periodo napoleonico, dopo l'incendio della statua originale del 1921, ad essere stato venerato nella Santa Casa[13]. La statua originale ritornò nel Santuario con un viaggio da "Madonna pellegrina" di otto giorni, dove giunse a Loreto il 9 dicembre 1801.
Nel 1921 divampò un furioso incendio all'interno del sacello che incenerì la scultura. Per volere di Papa Pio XI, venne subito scolpita una nuova immagine simile alla precedente, utilizzando il legno di un cedro del Libano proveniente dai Giardini Vaticani. Fu modellata da Enrico Quattrini ed eseguita e dipinta da Leopoldo Celani. Nel 1922 il papa la incoronò nella Basilica di San Pietro in Vaticano e la fece trasportare solennemente a Loreto.
Il culto della Santa Casa di Loreto e della Madonna Nera è vivo in molti altre chiese in tutto il mondo, dove in alcuni casi è presente una replica fedele della costruzione conservata a Loreto.
Legame tra la Madonna di Loreto e l'aviazione
La Madonna di Loreto è Patrona degli Aviatori. Il rapporto che lega la Madonna di Loreto ed il mondo aeronautico risale al 1920, quando venne proclamata "Aeronautarum Patrona" da Papa Benedetto XV .
La tradizione lauretana, relativa al trasporto della Casa di Maria, per mano degli angeli da Nazaret nell'antica Illiria (1291) e di qui nell'antico territorio di Recanati (1294), appariva quanto mai suggestiva per la scelta della Madonna di Loreto quale Patrona dei viaggiatori in aereo.
Poeti e pittori avevano rievocato quel trasporto già nei secoli XVII XVIII, immaginando il volo della casa nazarena come un moderno aviogetto. Sin dal 1912 la Società Aviatori e Aeronauti dell'Aria, con sede a Torino, si era affidata alla protezione della Madonna di Loreto. Pochi anni dopo, verso il 1915, quella società, sotto la presidenza dell'onorevole Carlo Mountù, fece ornare la propria bandiera con l'immagine della Vergine Lauretana. Si legge anche che nel 1915 le mura della Santa Casa furono dipinte nelle carlinghe della XXV Squadriglia, segno di una esplicita devozione verso la Madonna della Casa Volante.
Molte sono stati gli eventi aerei a partire dagli anni 50, con un'interruzione nel 2000 dovuta a motivi burocratici. Nel 2010 e 2011 invece, in occasione dei 90 anni dalla proclamazione a Patrona degli aviatori, sono stati organizzati due spettacoli aerei che hanno riscosso un notevole successo di pubblico.
PREGHIERA
"O Maria Loretana, Vergine gloriosa, noi ci accostiamo fiduciosi a Te: accogli la nostra umile preghiera.
L'umanità è sconvolta da gravi mali dai quali vorrebbe liberarsi da sola. Essa ha bisogno di pace, di giustizia, di verità, di amore e si illude di poter trovare queste divine realtà lontano dal Tuo Figlio. O Madre! Tu portasti il Salvatore divino nel tuo seno purissimo e vivesti con Lui nella santa Casa che noi veneriamo su questo colle loretano, ottienici la grazia di cercare Lui e di imitare i suoi esempi che conducono alla salvezza. Con fede e amore filiale, ci portiamo spiritualmente alla tua Casa benedetta. Per la presenza della tua Famiglia essa è la Casa santa per eccellenza alla quale vogliamo si ispirino tutte le famiglie cristiane: da Gesù ogni figlio impari l'ubbidienza e il lavoro; da Te, o Maria, ogni donna apprenda l'umiltà e lo spirito di sacrificio; da Giuseppe, che visse per Te e per Gesù, ogni uomo impari a credere in Dio e a vivere in famiglia e nella società con fedeltà e rettitudine.
Molte famiglie, o Maria, non sono un santuario dove si ama e si serve Dio; per questo ti preghiamo affinché Tu ci ottenga che ognuna imiti la tua, riconoscendo ogni giorno e amando sopra ogni cosa il tuo Figlio divino. Come un giorno, dopo anni di preghiera e di lavoro, egli uscì da questa Casa santa per far sentire la Sua Parola che è Luce e Vita, così ancora dalle sante mura che ci parlano di fede e di carità, giunga agli uomini l'eco della sua parola onnipotente che illumina e converte.
Ti preghiamo, o Maria, per il Papa, per la chiesa universale, per l'Italia e per tutti i popoli della terra, per le istituzioni ecclesiali e civili e per i sofferenti e i peccatori, affinché tutti divengano discepoli di Dio. O Maria, in questo giorno di grazia, uniti ai devoti spiritualmente presenti a venerare la santa Casa ove fosti adombrata dallo Spirito Santo, con viva fede Ti ripetiamo le parole dell'Arcangelo Gabriele: Ave, o piena di grazia, il Signore è con Te!
Noi ti invochiamo ancora: Ave, o Maria, Madre di Gesù e Madre della Chiesa, Rifugio dei peccatori, Consolatrice degli afflitti, Aiuto dei Cristiani.
Tra le difficoltà e nelle frequenti tentazioni noi siamo in pericolo di perderci, ma guardiamo a Te e Ti ripetiamo: Ave, Porta del Cielo; Ave, Stella del Mare! Salga a Te la nostra supplica, o Maria. Essa ti dica i nostri desideri, il nostro amore a Gesù e la nostra speranza in Te, o Madre nostra. Ridiscenda la nostra preghiera sulla terra con abbondanza di grazie celesti. Amen."
"Vergine di Loreto, prega per me
Vergine di Loreto, proteggimi
Vergine di Loreto, custodisci i miei piccoli
Vergine di Loreto, addolcisci le mie pene
Vergine di Loreto, intercedi per me
Vergine di Loreto, proteggi i miei cari
Vergine di Loreto, assistimi nell'ora della morte
Amen."
LA MADONNA DI LORETO E L'A.M. UN RAPPORTO SPECIALE
IL SANTUARIO